
La mente delirante di Larry Luminari partorisce l'alter ego / gemello segreto
Said Luminari, progetto solista dello jesino già leader dei noisers Paperoga. Un esordio che ha una weirdness diffusa come unico minimo comun denominatore: il simpatico tira e molla nonsense della intro
Flaflullah lascia subito il posto a
High kick / low punch, pregevole ossessione psycho elettronica in lo-fi, chitarre trattate e stridori di jack andati a male in un incedere tribale che rapisce, crescendo di percussioni che percussioni non sono. Dal folk pop sgangherato e minimale di
Ying & Yang, Lisa!, chitarra acustica e voce, si passa poi all' harsh/noise rock di
Entering | $ | escaping, chitarre sgozzate, assoli marci e palate di feedback lancinante proto-Wiese. Tre brani tre universi paralleli - leggi "che non si toccano". Con
Klaus Kinsky e
This is my Megazord torniamo in un incubo elettronico oscuro, library music minacciosa e oscura a dipingere l'apocalisse culturale in cui sguazziamo, così come nella conclusiva
A, loop di chitarra, fruscii e percussioni sui pick up via via più ossessive. Ma prima del finale c'è posto anche per le nenie catatoniche di
Definitive washing machine e soprattutto per
Panjabi squirting, atmosfera conturbante a suon di scacciapensieri, sitar (?), percussioni, fruscii e fiati afro jazz in slow motion e ground-fi: il trip è completo.
Sgangherato e caotico, Said Luminari convince anche e soprattutto per questo, sfornando quella che finora è di gran lunga la sua miglior prova. Tanti gli applausi che si merita sul disco quante le perplessità che genera dal vivo, dove si tuffa a capofitto in un fango di rumore spesso mal gestito: non è il noise d'assalto dei Paperoga, qui è roba - e lo dice lui stesso - di cuffie in testa e THC nel cervello. Sistemato il discorso live, il gioco è fatto.
(Autoproduzione 2012)
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